Quando abitavo da sola facevo a malapena una lavatrice a settimana e potevo arrivare ad accumulare nel cestone della biancheria sporca buona parte del guardaroba. E pulivo la casa, sì, ma ogni tanto anche no, semplicemente perché si sporcava meno e perché nessuno strisciava, gattonava o si stendeva a terra a respirare i gatti e gattini di polvere o per leccare il pavimento o raccogliere le briciole dopo cena (non ditemi che i vostri bambini non l’hanno mai fatto!).
Anche nella vita di coppia ho mantenuto standard di consumi di energia per la lavatrice e di detersivi abbastanza bassi, cosa che si è trasformata velocemente con l’arrivo delle piccole di casa. Tra tutine, pannolini lavabili e rigurgiti vari il cestone della biancheria era sempre traboccante, e anche adesso ci difendiamo bene. E poi non è che da quando camminano queste ragazze non stiano più a terra, sul pavimento continuano a sguazzarci allegramente.
Sapere che i detersivi tradizionali (e non solo) sono prodotti con derivati del petrolio inquinanti e non salutari mi ha spinta ad informarmi un po’ sulla detergenza ecologica.
Gli stessi detersivi poi finiscono negli scarichi e nuovamente nella terra e nell’acqua. Per questo ho smesso di utilizzare detersivi tradizionali di origine petrolchimica, perché, semplificando, liberano il petrolio nell’ambiente, nei vestiti, sulle stoviglie e va a finire che ce li respiriamo e rimangiamo. Questo in definitiva non significa solo inquinamento, ma anche potenziali allergie o problemi alla pelle.
Per questo motivi utilizzo da tempo solo detersivi ecologici, ma mi sono resa conto, grazie ad un incontro organizzato dal nostro gas con i titolari di Officina Naturae che sono nostri fornitori, che biodegradabile, ecologico, biologico, a basso impatto ambientale, sono tutti termini relativi che vanno compresi nel loro significato e che spesso bisogna andare un po’ a fondo per non cadere in qualche tranello autorizzato.
Un buon punto di partenza è verificare che il prodotto goda di una certificazione etica e ambientale, come ad esempio Eco-label che garantisce che esso rispetti almeno i criteri ecologici richiesti dalla Comunità Europea lungo tutto il ciclo di vita (materie prime, energia, emissioni, smaltimento etc). In Italia esiste la certificazione ICEA per la detergenza ecologica
Nella serata con Officina Naturae ho scoperto altre cosette interessati. È opportuno verificare che i tensioattivi, cioè quelle sostanze che sciolgono lo sporco e lo fanno scivolare via con l’acqua, siano di origine vegetale e non fossile (cioè petrolchimica). Però qui c’è una piccola fregatura: un detersivo può essere definito ecologico anche se contiene derivati del petrolio in percentuali non banali. Possiamo capirlo leggendo l’etichetta: i tensioattivi etossilati contengono petrolio (e terminano con TH), quindi sono da preferire i non-etossilati. Chi non utilizza etossilati, non usa nemmeno petrolio, però potrebbe paradossalmente usare altri componenti inquinanti o di sintesi! Aiuto!
Un altro aspetto importante da notare in etichetta è la C che indica il carbonio: se alla C è associato un numero pari significa che il prodotto è naturale, altrimenti si tratta di un prodotto di sintesi.
Tutti i produttori inoltre sono obbligati ad indicare sui flaconi un sito web dove è possibile trovare tutta la composizione. Questo è uno strumento molto interessante per i consumatori.
Poi coi detersivi è una questione di organizzazione, di quantità, di scelte anche nel mondo eco, ma di questo vi parlerò la prossima settimana.