Il mare è prodigo di tesori. Da cui ricavare bracciali, collane, ciondoli e anelli. Questi gioielli sono perfetti da sfoggiare durante l’estate, risaltano sulla pelle e illuminano il viso. Ma prima di effettuare un acquisto, è bene sapere alcune cose riguardo alle perle: quali tipologie esistono, cosa bisogna considerare, i Paesi dai quali provengono, il costo. E soprattutto quali accorgimenti adottare affinchè restino inalterate nel tempo.
La perla bianca
Questo tipo di perla in genere è abbastanza lucente (le perle opache sono considerate scadenti), è importante che siano lisce come la seta, tonde e senza difetti visibili, come per esempio bolle, buchetti e scalfitture. Le perle sono gioielli molto delicati, e non vanno conservate insieme agli altri, ma avvolte in un pezzo di seta, in modo che non si scheggino. Ogni anno vanno reinfilate, per liberarle dalla polvere che si deposita vicino ai fori. Le perle bianche dalla forma allungata o con grosse protuberanze sono dette “barocche” o “scaramazze”. Hanno un valore inferiore a quelle tonde, ma a molti queste perle piacciono di più per l’aspetto originale.
La perla nera
E’ importante valutare che siano autentiche “pinctada margarifera cuningii” e non perle finte. Ma questo lo può garantire solo il gioielliere, perché ad occhio la differenza non è percepibile. Anzi, più sono nere e brillanti all’apparenza, più c’è il sospetto di un “aiutino”. Le perle colorate (in natura se ne trovano anche gialle, rosa, marroni) con il tempo tendono a diventare opache. Vanno quindi sempre conservate al buio e, ogni tanto, pulite con un panno asciutto e morbido. Le perle nere provengono tutte dalla Polinesia. Sul posto se ne trovano in vendita tante e di tutte le forme, sia nei negozi che nelle fabbriche di perle. Attenzione: le migliori vengono acquistate dai più grandi gioiellieri europei!
La perla di fiume
Questo tipo di perla è di colore bianco argenteo. Non è importante che la forma sia perfettamente sferica. Avendo notevoli dimensioni (sui 10 millimetri), è normale che le perle australiane presentino qualche imperfezione. E’ vietato mettere il profumo con le perle al collo o indossarle dopo aver applicato la crema, perché rischiano di opacizzarsi. Se capita, vanno subito sciacquate a lungo con l’acqua e poi tenute ad asciugare all’ombra. Le australiane sono anche chiamate “perle dei mari del Sud”. Sono molto appariscenti e scenografiche, e proprio per questo meritano di essere montate con oro giallo, ed anche essere accostate ad altre pietre di colore diverso. In Oriente le chiamano anche “fresh water”, o perle di fiume, o ancora perle Biwa, dal nome di un lago giapponese dove si coltivano.
La perla Mabè
Questa perla arriva dal Giappone, viene coltivata in acqua dolce ed è molto costosa. E’ importante notare che abbia la caratteristica forma sferica, ottenuta con una sofisticata lavorazione quando si trova ancora nell’ostrica. Come tutte le perle, anche queste vengono spesso indossate a contatto con la pelle, infilate in un bracciale o una collana. Il calore le aiuta a conservarsi ben idratate, e per lo stesso motivo ogni tanto vanno pulite con l’olio di oliva.
I Paesi da cui provengono le perle
Le perle grandi arrivano dall’Australia, le piccole dalla Cina, le “barocche” dal Giappone, le bianche e le nere dalla Polinesia. In genere le perle vengono pescate dal mare, ma ci sono anche quelle di acqua dolce, e quelle “di laboratorio”, cioè false. Si ottengono impastando una sostanza chimica (la guanina) con vari tipi di gusci. Le perle naturali non vengono più pescate dal 1894, quando Kokichi Mikimot, uno zoologo giapponese, riuscì a fare degli innesti su ostriche messe a coltura due metri sotto il livello del mare. Oggi, dai gioiellieri, si trovano solo quelle coltivate: più economiche, e comunque belle.